Si può fare: chiacchierata con Gianandrea Bonometti
“Ameseghenallo. Il viaggio del cuore di un medico veterinario”, 2015
Si può fare: chiacchierata con Gianandrea Bonometti
Premessa: dopo ripetute sgradevoli passate esperienze personali, tendo a diffidare fortemente di chi chiede denaro o prestazioni professionali gratuite per aiutare questa o quella nobile causa; me ne dispiaccio moltissimo, anche perché so che i disillusi come me sono tanti e si finisce, inevitabilmente, col fare di ogni erba un fascio, penalizzando chi non lo merita. Tant’è: i tempi sono quelli che sono e parlarne ci porterebbe lontani da ciò che, invece, mi preme moltissimo che sappiate, ma la premessa era necessaria per dirvi che sto per fare una eccezione.
Fare del bene e fare beneficienza sono due modi, diversi ma ugualmente nobilissimi, per aiutare chi è in difficoltà: per il secondo basta disporre di certe somme di denaro, anche piccole, da affidare a chi, invece, agisce materialmente “sul campo”.
E’ evidentemente questa la categoria delle persone che più ammiro e la cui opera benefica, trasparentissima, è confermata da scelte di vita estreme e irrevocabili: trasferimento definitivo nelle zone più disagiate della terra, instaurazione di difficili rapporti (diplomatici, normativi, economici, sociali, religiosi) con interlocutori spesso inaffidabili o addirittura violenti, ospitalità offerta a casa propria a persone misere e malatissime, adozioni di bambini altrimenti destinati a una vita breve e terribile, e così via.
Gianandrea Bonometti, veterinario con la passione per il genere umano, appartiene a questa seconda categoria: di seguito riporto il mio articolo, pubblicato la scorsa estate sul quotidiano “Bresciaoggi“, che racconta la sua scelta di collaborare, insieme al Gruppo Scout FSE Botticino 1 di cui è capo e agli Scout Missionari, con il Centro Aiuti per l’Etiopia, creato nel 1983 da Roberto Rabattoni, piccolo imprenditore di Verbania che tutto ha lasciato per aiutare la popolazione di quel Paese miserrimo, creando fino ad oggi decine di case accoglienza, orfanotrofi, ospedali, scuole, pozzi e persino un acquedotto. “Senza tema di esagerare, Rabattoni è per l’Etiopia quello che è stata Madre Teresa per l’India e il terzo Mondo“, dice con convinzione Bonometti.
Rispetto alla data di pubblicazione dell’articolo, però, la situazione raccontata è peggiorata: è di questi giorni, infatti, la notizia che il governo etiope ha totalmente bloccato le adozioni internazionali. Un dramma nel dramma, con famiglie che attendono i loro bambini e, soprattutto, migliaia e migliaia di piccoli lasciati alla miseria e alle malattie.
Con il gruppo Scout al quale precedentemente apparteneva, nel 2010 Bonometti ha ricevuto dal Comune di Brescia, la sua città, il “Premio Bulloni“, conferito a chi sia è distinto per generosità: bontà, si dovrebbe dire invece che generosità, ma, si sa, chi opera nel bene ha pudore a riconoscerlo e tale delicatezza va rispettata.
Oltre ad altre cento attività per raccogliere fondi, Bonometti ha scritto tre libri, il ricavato della vendita dei quali viene interamente devoluto al Centro: “Orme. Storie di animali e uomini vissute da un medico veterinario“, 2005, e – soprattutto – “Il mio nome è Medhanit. La storia vera di una bambina etiope nella vita di un medico veterinario“, (2011) e “Ameseghenallo. Il viaggio del cuore di un medico veterinario”, (Persico Ed, 2015).
Troverete in alto anche l’audio dell’intervista che ho realizzato in questi giorni, nella quale Bonometti ci racconta il viaggio (“pellegrinaggio” viene non casualmente chiamato dagli Scout) fatto con altri tredici volontari di tutte le età, Scout e non, dal 26 dicembre 2018 e il 7 gennaio 2018: sono partiti per la consueta, documentata consegna di denaro e beni materiali ricevuti dai donatori agli abitanti della parte più disperata d’Etiopia, sono tornati attoniti, annichiliti, stravolti. E’ stato un viaggio nell’inferno sulla terra fra carceri disumane, corpi martoriati da ogni specie di malattia, denutrizione e l’abbandono estremi: un viaggio che ha sconvolto anche i volontari, che pure già tanti orrori hanno visto in questi loro anni di pietà vera. Ascoltatela, vi prego: e se poteste, se voleste fare qualcosa…
Grazie.
Canzone consigliata: “Senza parole”, Vasco Rossi.
“Gianandrea Bonometti, bresciano di Brescia, ha una via serena: fa un lavoro che ama – è veterinario -, ha una grandissima passione per lo scoutismo – è un capo scout-, ogni tanto pubblica un libro e, soprattutto, vive un matrimonio felice con Valeria e le loro due bambine, Cristina e Anna. Potrebbe bastare, ma non a lui, che un giorno con Valeria decide di accogliere nuovi figli: solo che stavolta a consegnarli non sarà la cicogna, ma un aereo. Valeria e Gianandrea, infatti, scelgono l’adozione internazionale per dare legalmente una famiglia e un solido futuro a bambini nati dove la sopravvivenza è costantemente a rischio. Vengono a sapere che, con base a Verbania e una sezione bresciana oggi coordinata da Paolo Correra e Massimo Gorlani, il missionario laico Roberto Rabattoni ha fondato la onlus Centro Aiuti per l’Etiopia (CAE), attiva dal 1983. Con l’assistenza del CAE, in casa di Gianandrea arrivano prima Medhanit e poi Feven. Da quel momento, con l’entusiasmo che lo contraddistingue, Gianandrea si unisce ai volontari del CAE e ogni anno si reca in Etiopia con nuovi amici cui far conoscere la realtà locale, i bisogni e le urgenze di una terra, che è stata la culla dell’umanità ma in cui oggi spadroneggiano fame, miseria e malattie: Valeria gli è accanto. I viaggi servono anche a dimostrare che le offerte dei donatori sono effettivamente spese per le finalità indicate: Rabattoni e la sua équipe vivono in Etiopia e gestiscono il denaro direttamente e alla luce del sole. Negli anni, oltre a seguire le adozioni legali e quelle a distanza, il CAE ha costruito scuole (che garantiscono ai bambini istruzione e almeno un pasto al giorno, abbassando così drasticamente la loro mortalità per denutrizione), centri di accoglienza per disabili e minori, ospedali, pozzi, refettori. La onlus segue anche i malati, specie quelli con gravi patologie, e i suoi volontari ospitano in Italia chi deve essere operato o curato:così Valeria e Gianandrea accolgono Meskele, una giovane etiope malata di cancro; l’aiuto purtroppo è tardivo e la donna ne è consapevole, ma è comunque felice di ricevere cure mediche, cibo e affetto, che le regalano un po’ di vita in più e rendono sereni i suoi ultimi cinque anni. “Tu e Valeria sarete nel mio cuore sempre”, sono le sue parole di infinita riconoscenza. Ma Gianandrea è un vero vulcano e si ingegna per reperire fondi, raccogliere nuovi volontari, cercare di sensibilizzare all’adozione a distanza (quella legale, da qualche anno, in Etiopia trova forti resistenze ed è sempre più difficile districarsi nella complicata burocrazia locale); coinvolge anche l’Associazione Missionari Scout italiani (A.S.M.I), nata a Brescia nel 2015 e diretta da Don Cesare Verzini, parroco di Villa Carcina, e scrive un nuovo libro, “Ameseghenallo” (Persico ed), che in amarico significa “Viaggio del cuore”, in cui racconta storie tratte dalla sua esperienza di medico veterinario, di padre adottivo, di volontario nel Corno d’Africa. Il libro parla anche di Valeria, Cristina, Anna, Medhanit e Fevel, di don Cesare e di Rabattoni; racconta di Meskele, naturalmente, della sua storia, del suo sorriso. E’ il quarto libro di Gianandrea Bonometti e ancora una volta l’intero ricavato dalla vendita del volume viene devoluto alla sezione bresciana del CEA. Info: gerbera1964@libero.it.
In fondo, volendo, l’Etiopia non è poi così lontana.”
Giancarla Paladini per Bresciaoggi, giugno 2017
(nella foto: “La distribuzione di vestiti per strada”, Gianandrea Bonometti, archivio personale, per gentile concessione)