Nicola Lagioia: con un cognome così, non poteva che essere felice degli eventi il vincitore del Premio Strega 2015.
Facile ironia da modesto cabaret, della quale conviene scusarsi.
Resta il fatto che il suo romanzo “La ferocia” (Einaudi) si è portato a casa i 145 voti che non solo gli hanno fruttato la vittoria, ma lo hanno collocato a notevole distanza dal secondo classificato, Mauro Covacich con “La sposa” (Bompiani), che ha contato 89 preferenze.
In terza posizione con 59 voti – scusate il linguaggio da meeting di atletica – la sempre più misteriosa Elena Ferrante, scrittrice napoletana di cui si ignora tutto (e cioè se si chiami così, se sia davvero napoletana, se sia davvero una donna, persino se esista e invece non si nasconda sotto il suo nome un gruppo di Autori): “Storia della bambina perduta” (E/o), conclusivo capitolo di una serie di quattro iniziata da “L’amica geniale” e proseguita con “Storia del nuovo cognome” e “Storia di chi fugge e di chi resta”, era addirittura stato dato fra i possibili vincitori; comunque siano andate le cose, non si può negare l’importante successo dell’Autrice e bisogna invece salutare con soddisfazione quello dei suoi Editori (anche perchè, dicono alcuni rumors, potrebbe trattarsi delle stesse persone: il mistero rimane impenetrabile…)
Perfettamente aderente al personaggio il commento di Fabio Genovesi, finalista con “Chi manda le onde” (Mondadori), rimasto nelle retrovie ex-aequo con Marco Santagata (“Come donna Innamorata”, Guanda) e 37 sì: “Sono qui come un turista” ha detto serafico, certamente appagato dal fatto di avere già vinto a giugno la seconda edizione del Premio Strega Giovani. A votarlo, una giuria di lettori di età compresa fra i 16 ed i 18 anni, selezionati fra gli studenti di quarantaquattro scuole secondarie superiori in Italia e tre all’estero (Berlino, Bucarest, Parigi).
Secondo me, Genovesi merita un’intervista.