“Scrivere è l’infinito”: chiacchierata con Mariano Sabatini.

“Scrivere è l’infinito”, Mariano Sabatini, Vallecchi Firenze, 2021

Pagg 208

€ 14,00

Audio intervista a Mariano Sabatini

Se siete “lettori forti” non potete perdervi “Scrivere è l’infinito“: parola del suo Autore, lo scrittore e giornalista Mariano Sabatini, che ha riunito in queste pagine le testimonianze di più di cento grandissimi nomi italiani e stranieri indagando così il “mestiere” della scrittura.

Grandissimo appassionato di letteratura – e dunque lettore accanito -, Sabatini ha raccolto per quindici anni le sue conversazioni con affermati scrittori, ai quali, affascinato dal processo creativo di un romanzo e dalle tecniche per tradurlo sulla pagina bianca, chiedeva se esistessero abitudini, accorgimenti, …”Trucchi d’Autore” e “Altri trucchi d’Autore” (tanto per richiamare due precedenti e fortunate raccolte di interviste del Nostro).

Qui, ampliato il numero delle esperienze raccolte e selezionando con estrema oculatezza i nomi dei protagonisti, Sabatini ci introduce per macro-argomenti nel “dietro le quinte” di libri e di Autori di grande successo: qualche esempio? Esiste la famosa (per taluni, “famigerata”) ispirazione?Come si forma la trama, come, in che modo e quando i personaggi vi si inseriscono? Esistono luoghi e modi che favoriscano la scrittura? E i tempi della scrittura stessa sono brevi o infiniti? E la lingua utilizzata, il linguaggio anche, sono una scelta o una conseguenza? Come si sceglie il titolo?

… E potremmo proseguire fino a scoprire anche i tic (o vere e proprie manie) che per certi insospettabili Autori finiscono col divenire così rituali da non potervi mai rinunciare, anche scaramanticamente.


Scrivere è l’infinito“, si è detto, è un libro per i forti lettori, certamente incuriositi dal racconto rivelatore dei loro beniamini, ma è destinato anche a chi volesse avvicinarsi alla scrittura come Autore e volesse farlo seriamente (lontano, cioè, dalle lusinghe ingannevoli e autoreferenziali dei social), perché è esattamente da questa volontà di scrivere e di farlo adeguatamente che sono nate le domande di Sabatini, approdato finalmente e con successo alla narrativa dopo una lunghissima gavetta: suoi infatti i pluripremiati romanzi L’inganno dell’ippocastano (2016) e Primo venne Caino (2018), entrambi pubblicati da Adriano Salani Editore, che hanno lanciato l’amatissimo personaggio di Leo Malinverno.

Quello che più ci piace di questo libro, però, è il messaggio di umiltà che Mariano Sabatini lancia come un monito:

Osservate i Migliori, non stancatevi mai di imparare da loro e quando finalmente vi sentirete davvero in grado di lanciarvi nell’impresa faticosa e spesso ingrata della scrittura non fermatevi mai, non sedetevi sugli allori nemmeno in caso vi arrida il successo. Nella scrittura, chi si sente arrivato in realtà è arrivato sì, ma alla frutta“, commenta con noi Sabatini.

Come non essere d’accordo?

L’AUTORE:

MARIANO SABATINI, giornalista, critico televisivo e letterario, conduttore radiofonico e scrittore, giovanissimo inizia a collaborare con Luciano Rispoli in qualità di autore del programma “Tappeto volante” e , successivamente, di “Parola mia”. Parallelamente si dedica alla critica cinematografica e televisiva collaborando con numerose testate giornalistiche e importanti emittenti nazionali, anche in qualità di conduttore.

Giorgio Dell’Arti e Massimo Parrini lo hanno inserito nel Catalogo dei viventi 2009.

Nell’ambito del Festival della Letteratura 2013 è stato insignito del Premio Città di Giulianova.

Da fine 2019 dirige con Divier Nelli la casa editrice Polillo Editore.

Ha pubblicato numerosi saggi (La sostenibile leggerezza del cinema – Edizioni Scientifiche Italiane 2001, Trucchi d’autore – Nutrimenti 2005, Vi racconto Montalbano – Datanews 2006, Altri trucchi d’autore – Nutrimenti 2007, Ci metto la firma, Aliberti 2009, L’Italia s’è mesta – Giulio Perrone 2010, È la TV Bellezza, Lupetti, 2012).

Ha debuttato nella narrativa con il noir L’inganno dell’ippocastano (Adriano Salani Editore, 2016), Premio Flaiano e Premio Mariano Romiti opera prima 2017, seguito da Primo venne Caino – Adriano Salani Editore 2018, vincitore del Premio Internazionale di Letteratura Città di Como 2018, del Premio Logos Cultura Milano International 2018 e del Premio Letterario GialloCeresio 2019.

Scrivere è l’infinito” (Vallecchi Firenze, 2021) é il suo nuovo saggio.

Ecco l’intervista a Mariano Sabatini, il cui sonoro trovate in alto, nella sezione audio di questa pagina.

Canzone consigliata: “La musica che gira intorno”, Ivano Fossati.

Mariano Sabatini

Giancarla: …Festa! Sono con Mariano Sabatini, che ritorna a trovarci.

Mariano Sabatini: Eccomi: che piacere risentirti! Devi farlo più spesso, devi continuare a proporre le tue conversazioni con gli scrittori, con gli…inchiostratori…

G.: Però in questo caso sei tu quello che ha interpellato gli scrittori (…e che scrittori!) e tra l’altro, come sempre succede con quelli bravi, Mariano Sabatini qui unisce la quantità alla qualità: quindi, molti scrittori italiani e stranieri, tutti importantissimi, a cui hai fatto domande sulla scrittura; e siccome – come dico io – Mariano, appunto, “sa leggere e scrivere” il titolo del libro è emblematico. “Scrivere è l’infinito”: beh, è vero, “scrivere” questo è, cioè modo infinito.

M.S.: E’ un titolo lapalissiano…

G.: Ma siccome tu sei sempre e comunque anche un giallista, il titolo è anche criptico: quindi, che cosa sta dietro al titolo? Rivèlati..!

M.S.: E’ vero: indubitabilmente è l’infinito del verbo “scrivere”, ma è anche l’infinitezza di un lavoro in cui se ti senti “arrivato” vuol dire che sei “arrivato alla frutta”, perché non c’è più margine di rinnovamento e miglioramento, di raffinamento in questo lavoro… Perché è un lavoro: su questo vorrei essere chiaro. Come non tutti possono fare i medici, gli ebanisti, o gli ostricari, non tutti possono fare gli scrittori.

G.: I lettori scopriranno che ogni scrittore ha un suo modus operandi e una sorta di scenografia e persino di sceneggiatura quando scrive, ma stiamo anche parlando di letteratura e dunque di una forma di arte: quando parli di “lavoro” ti riferisci alla disciplina che un lavoro comporta o al talento?

M.S.: All’una e all’altro, ma anche alla…pecunia che non olet, come intendevano i Romani. Siccome ravviso nella attitudine alla professionalizzazione dell’incompetenza che i social alimentano una deriva di persone che si illudono, solo perché imbrattano le bacheche di Facebook, di essere degli intellettuali, dei pensatori, o – ancora peggio – dei narratori, mi viene da essere poco politicamente corretto. Quindi, anche se è antipatico sottolinearlo, visto che non tutti sanno scrivere o lo possono fare, dico che noi che, come dici tu, sappiamo leggere e scrivere dobbiamo mantenere la scrittura, un’arte ma anche una forma di artigianato che può diventare Arte, nell’alveo delle cose per cui si viene remunerati. Insomma: bisogna rivolgersi ad Editori seri che non siano solo “stampatori”, bisogna vedere il libro promosso, diffuso e acquistato dai lettori; è un circuito che deve rimanere nell’ambito della professionalità.

G.: I tuoi ospiti raccontano alcuni momenti della loro storia di scrittori: l’elenco è lunghissimo. Come ti è venuta in mente questa raccolta di interviste, nel libro giostrate in maniera molto dinamica, come scopriranno i lettori.

M.S.: Sì, ci sono dei macro- argomenti (la disciplina, l’ispirazione, la correzione delle bozze, l’uso della lingua, se sia giusto o meno scrivere con una musica di sottofondo, come scegliere il titolo e l’incipit): all’interno di questi argomenti, gli scrittori esprimono la loro opinione… Ma più che loro miei ospiti sono stato io ad essere ospite loro, mi hanno accordato il privilegio di condividere con me i loro tic, le loro manie, i loro rituali e anche i loro segreti di bottega. E’ un libro infinito anche lui: raccoglie quindici anni di conversazioni con scrittori, italiani e non solo, e nasce dalla mia voglia di riuscire a scrivere un romanzo. Quando non mi sentivo in grado di farlo (nemmeno ora mi sento in grado e ancora lo porto a termine con molta difficoltà), mi chiedevo come si facesse, come si vivesse da “scrittori”, e lo chiedevo a tutti. Questo è sempre stato il mio approccio: telefonare, scrivere, interpellare. Quando volevo fare la televisione lo facevo in relazione a Luciano Rispoli e così ho fatto con gli scrittori, cominciando a chiedere come facessero, perché io penso che non ci sia niente di meglio che vedere come fanno gli altri. Il mestiere si “ruba” con gli occhi: anche nell’artigianato, in cucina, in pasticceria la cosa migliore è “andare a bottega”, come facevano gli artisti figurativi e gli scultori nel Rinascimento, e quindi io sono virtualmente “andato a bottega” da questi scrittori. Poi ho avuto la grandissima fortuna di poter avvicinare Elda Lanza e vedere come lei scriveva i romanzi che mi faceva leggere prima di mandarli all’Editore: questo mi ha definitivamente convinto che magari potevo riuscirci anche io. Questo è un libro che nasce dal mio desiderio bruciante di imitarli. Gioacchino Rossini diceva che è più difficile osservare che inventare: ecco, io penso che osservare come fanno questi scrittori a scrivere i loro libri possa essere utile a chi ha il famoso romanzo nel cassetto… o nel desktop del computer.

G.: Andiamo anche noi per macro- argomenti. La prima cosa che si verifica parlando con questi scrittori è che sono dei grandi lettori: hanno una lettura “mirata” o sono “onnivori”? E la scrittura è davvero così collegata alla capacità di essere anche forti lettori?

M.S.: Sì, penso sia inevitabile, l’una cosa non può esistere senza l’altra: sarebbe come se un chirurgo non conoscesse l’anatomia. Non si può scrivere, penetrare i misteri della scrittura e conoscerne i gangli senza essere stati dei grandi lettori; anche se per me leggere è più appassionante che scrivere, non avendo frequentato scuole di scrittura non avrei potuto scrivere romanzi e libri di altro tipo se non fossi stato un lettore accanito, onnivoro, disordinato, furente. Per questo il libro si chiude con una conversazione con Elda Lanza sulla lettura. Ci sono persone che vorrebbero scrivere, o dicono di scrivere, senza leggere o avendo l’impudenza di dichiarare che non sono dei lettori: mi chiedo come sia possibile, perché (faccio anche questo esempio, dopo quello del chirurgo) sarebbe come se un meccanico volesse aggiustare un motore senza conoscerne la nomenclatura o le parti… Io la vedo così.

G.: Elda Lanza è stata una Maestra per tutti: grazie a te, io ho avuto il grande privilegio di conoscerla e di intervistarla (cfr questo blog: Elda Lanza), riconoscendo in lei, come tu dici, l’importanza di avere dei Maestri di riferimento. Dato il nome di Elda Lanza, hai trovato affinità o sorprese con l’uno o con l’Altro degli Autori intervistati?

M.S.: No. In questo libro ci sono oltre cento nomi di grandi narratori: grandi in modo eterogeneo, per fama, per qualità letteraria, per introiti legati ai diritti d’autore, e tanti altri ce ne sarebbero potuti essere perché sono molti gli Autori che stimo, ma c’erano problemi di tempo e di spazio, il libro si doveva chiudere e quindi a un certo punto ho dovuto mettere la parola “fine”. Alcuni non è stato possibile aggiungerli, altri invece non li stimo e non li metterei mai: in passato avevo pubblicato altri due libri di questo tipo e anche se non dico i nomi sarebbe molto facile procurarseli e scoprire chi ho escluso. Li ho esclusi perché nel frattempo hanno perso di significato, o mi sono reso conto che non erano così interessanti: li ho … persi per strada, diciamo così. Ma non per questo mi sento Giove Olimpo che decide del destino altrui: non erano funzionali al discorso, anche narrativo, che si sviluppa nel libro; altri, invece, non li ho cercati. Invece ho scelto con accuratezza e oculatezza quelli che ci sono.

G.: Gli Autori da parte loro sono molto gentili con te: anzi, segnalerei – a margine ma non troppo – la carineria di Maurizio De Giovanni che di sua iniziativa si è fatto fotografare con il tuo libro, per promuoverlo. Sono gesti importanti.

M.S.: Sì: Maurizio De Giovanni mi ha tenuto a battesimo per il mio primo romanzo. Non l’ho mai incontrato di persona, ma ogni volta che gli ho chiesto qualcosa si è rivelato il “Principe” napoletano che è, sempre con grande generosità e capacità di andare oltre le aspettative: questo mi fa piacere dirlo.

G.: E’ vero: Maurizio è una persona davvero notevole. Ci sono Autori che invece si sono montati la testa?

M.S.: Alcuni sì. Ricordo di avere intervistato Andrea De Carlo per avere amato molto almeno due dei suoi romanzi, “Due di due” e “Di noi tre”, e fu molto gentile, ma quando gli chiesi se potevo inserire nel mio libro la sua intervista mi fece diffidare dall’editore: questo mi ha fatto rimanere molto male. Altri scrittori sono inavvicinabili: uno di questi è Niccolò Ammanniti, che pure stimo molto; un’altra è Susanna Tamaro, che però soffre di una patologia molto seria e quindi si “difende” molto. …Alcuni si montano la testa, altri hanno delle caratteristiche personali che li rendono poco aperti al mondo esterno, hanno bisogno di una turris eburnea, di un buen retiro… E sì, c’è anche chi si monta la testa, ma questo riguarda tutti i mestieri e le professioni…

G.: … Forse anche perchè oramai molti scrittori sono diventati – perdona il paragone – come delle rockstar: gli incontri con l’Autore (che speriamo possano ritornare al più presto) finivano con firma-copie che vedevano tantissima gente in coda per la caccia a un autografo o a un selfie con lo scrittore; mi sembra che sia una cosa un po’ fuori tema…

M.S.: Da una parte sì; dall’altra, che anche il mondo delle lettere abbia un aspetto divistico fa sperare che ci sia maggiore rispetto nei confronti di questa che tu hai giustamente definito “Arte”. Di solito viene considerata un’arte minore, gli scrittori hanno poco seguito, tranne quei quattro o cinque che diventano “rockstar”: a volte però si esagera con questo divismo, quasi lo si inventa alimentandolo in modo indebito… L’una cosa e l’altra.

G.: Chi, secondo te, dovrebbe leggere questo libro?

M.S.: Sarà tautologico, ma è un libro adatto a chi ama molto leggere; non può essere un libro che avvicini alla lettura, ma è un libro per lettori forti, per chi conosce gli scrittori di cui parlo e che parlano nel libro. Più che un libro sulla scrittura è un libro che istiga alla lettura, è un modo per entrare nella vita quotidiana di narratori come Camilleri, De Cataldo, Carlotto, Carofiglio, Ravera, Vinci, Maraini, Ginsburg, Giver, Landsdale, Ferrante, Gosh e molti altri…Ognuno rivela una parte di sé che può indurre a leggere tutta l’opera di quello scrittore.

G.: Anche perché riporti cose molto divertenti (non mi permetto di chiamarle “tic”), scoprendo un dietro le quinte di questi straordinari Autori che – a proposito del divismo di cui si parlava prima – un poco li ridimensiona ai nostri occhi: c’è chi, fra una pagina e l’altra, passa l’aspirapolvere o prepara il sugo, c’è chi mentre scrive sparisce dalla circolazione e chi scrive solo di notte…

M.S.: Quando si scrive (e questo l’ho sperimentato in prima persona) si entra in una dimensione parallela, è un po’ come vivere sull’ Isola che non c’è; quando torni alla realtà ti accorgi che il mondo è andato avanti, magari è arrivata una pandemia e gli altri hanno sperimentato il tuo vivere in clausura e sono andati fuori di testa… Quello della scrittura è un meccanismo molto strano, perché precipita chi scrive in una dimensione per gli altri inarrivabile, fatta certamente anche di rituali, di comportamenti ripetuti e ossessivi che servono a mantenere un minimo contatto con la realtà. Da una parte, gli scrittori sono stati avvantaggiati nell’ isolamento forzato durante la pandemia perché chi scrive per mestiere è abituato alla solitudine, a stare in casa, a uscire ad orari strani magari avvalendosi dei supermercati aperti la notte per fare la spesa…; certo, dall’altra parte una vita del genere alla lunga logora moltissimo.

G.: Ci sarebbero ancora molte altre domande che vorrei farti su questo libro: al Mariano Sabatini narratore mi riservo di farne altre quando tornerà a trovarci col suo prossimo romanzo, perché noi lo aspettiamo, Malinverno deve tornare… con buona pace di chi ne scippa il nome…

M.S.: Sai, scrivendo questo libro un po’ mi sono consolato: Giuseppe Pederiali, grandissimo scrittore purtroppo scomparso, si è visto scippare un suo titolo, “Donna di spade”, da Patrizia Carrano, e questo fatto lo aveva molto indisposto; quindi che sia capitato anche a me che abbiano scippato non un titolo, ma un cognome, un minimo mi conforta….

G.: Beh, diciamo che si è trattato di una curiosa coincidenza…

M.S.: …Ma prima di Malinverno spero che la Paladini mi vorrà a parlare di una favola che uscirà in ottobre, intitolata “Una cagnolina non vola mica”, cui tengo molto: è il mio primo libro per bambini e quindi vorrei proprio parlarne con te che sei un po’ la …fatina dei libri…

G.: Non vedo l’ora! Insomma: per quanto riguarda “Scrivere è l’infinito” Mariano Sabatini è il grande giornalista che sappiamo e che presto ritroveremo come narratore: l’importante è che voi lo leggiate e – come ripeto ogni volta parlando dei suoi libri – vi segnate anche le parole che lui usa, perché utilizza un lessico ricco e prezioso, a dimostrazione che scrivere è l’infinito, ma se non conosci il vocabolario puoi anche startene a casa.

M.S.: Sì, un po’ è così…

About Giancarla Paladini

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