Luca Bianchini
“Dimmi che credi al destino”
Mondadori
Scrittori Italiani e Stranieri 2015
Narrativa moderna e contemporanea
264 pagine € 17,00
N.B.: Questo è stato il primo articolo pubblicato sul questo blog nell’oramai lontano mese di luglio del 2015.
Era un momento cruciale della mia vita professionale (uno dei tanti, in verità) e quindi, trovandovi più di una assonanza, non avevo scelto “a caso” il romanzo, il suo Autore, Luca Bianchini, i suoi protagonisti: anche la libraia Ornella Tarantola e la sua creatura, “The Italian Bookshop” di Londra, stavano infatti attraversando un momento molto critico, come scoprirete leggendo/ascoltando il pezzo.
Per fortuna, la chiusura della libreria venne allora scongiurata col trasferimento in altra sede: é però di questi giorni la notizia che nuovi, serissimi problemi economici hanno costretto Ornella Tarantola a decidere dolorosamente, dopo trent’anni di lavoro e passione, la chiusura della libreria, divenuta nel frattempo amatissimo luogo di incontro, scambio e amicizia per Italiani e non.
Ho perciò ritenuto utile, sia pure nel mio piccolo, riproporvi l’intervista fatta otto anni fa a Luca Bianchini, grande amico della Tarantola, che scrisse il suo romanzo “Dimmi che credi nel destino” proprio per accendere i riflettori sulla libreria e sulla storia di Ornella.
…E chissà che, di nuovo, il grande movimento che si sta animando intorno a questo pezzetto di cultura italiana all’estero eviti il peggio: noi ce lo auguriamo.
Forza, Ornella!
Carissimi Amici di questo blog, sarebbe stato fin troppo facile suggestionarvi raccontando la verità, e cioè che questo libro mi è capitato fra le mani in un momento così particolare della mia vita da abbattere ogni riserva sulla esistenza del destino e sulle sue incursioni nelle nostre esistenze: per questo avevo inizialmente pensato di glissare sull’argomento.
Però tacere tutto non sarebbe stato onesto, per cui, sia pure risparmiandovi i dettagli, sono ad affermare che non è un caso se la prima chiacchierata in questa specie di salotto di casa mia è quella con Luca Bianchini.
Al contrario, ho fortemente voluto che a farmi da porte-bonheur fosse questo libro che racconta di amore e di amicizia, di cadute e di rinascite, di sorrisi e di malinconia: sono storie solo in parte romanzate, perché reale è la protagonista, Ornella Tarantola, da vent’anni anima e cuore della piccola e preziosa libreria “The Italian Bookshop” di Londra; reale è, purtroppo, la chiusura di questo luogo speciale prevista per il prossimo mese di marzo; reale è anche la gran parte degli altri personaggi, a cominciare dalla mitica Patti (con la “i” finale, mi raccomando, non con la “y”: come Patti Smith), per finire alla città di Londra, a sua volta magica e romantica co-protagonista.
Se non ci credete, fate un giro su Internet e vedrete con i vostri occhi Ornella, la libreria, i luoghi del libro… and many more…
Il romanzo è stato scritto per cercare una alternativa alla imminente fine della libreria: chissà che qualcuno, dopo avere conosciuto attraverso l’appassionata penna di Bianchini la storia di un importante pezzettino di Italia a Londra e della sua impareggiabile Musa, intervenga in extremis… Del resto, l’Autore al destino ha già dichiarato di credere, eccome!
Sorrisi a parte, Luca Bianchini si conferma – a ragione – uno degli Autori più amati degli ultimi anni, come dimostrano le ristampe di questo romanzo, sin da subito salutato da un grande successo: lo stesso che tutti auguriamo, di vero cuore, anche a Ornella e alla sua libreria.
E siccome Bianchini coi ringraziamenti in questo libro va fortissimo, mi adeguerò ringraziando lui, Luca, e anche Camilla: loro sanno il perchè.
Canzone consigliata: “Luna”, di Gianni Togni.
Ecco l’intervista a Luca Bianchini, il cui sonoro trovate in alto, nella sezione audio di questa pagina.
Giancarla: Vorrei subito partire con una domanda diretta: questo libro è stato giustamente definito una “commedia sentimentale”; io invece mi spingerei un po’ oltre e direi che è un romanzo d’amore, perché veramente c’è tanto amore (per Londra, per i libri e, naturalmente, per Ornella). Sei d’accordo?
Luca Bianchini: … Ma sì: alla fine, io scrivo sempre romanzi d’amore, anche quando gli argomenti sono un po’ diversi. In questo caso, però, sono due forme d’amore che avevo esplorato meno: una è la vita, che, non sembra, ma non le dimostriamo sempre quanto le vogliamo bene, e l’altra è l’amicizia, una forma d’amore che non si esplicita mai del tutto ma all’amore somiglia molto quando è come quella tra Ornella e Patti, le due protagoniste di questa storia. Loro a volte sono un po’ gelose, poi litigano, però si amano: …insomma, sono due mondi che non avevo ancora raccontato.
G.: Parliamo dei protagonisti: la Ornella del romanzo e quella della realtà si somigliano moltissimo. Ti avranno fatto mille volte questa domanda, ma tocca anche a me chiederti: quando Ornella, quella reale, ha saputo che l’avresti “messa in un libro”, che cosa ti ha detto?
L.B.: Credo fosse abbastanza sorpresa, ma contenta. Credo che la prima reazione sia stata di contentezza, perché era l’occasione per vederci e soprattutto perché lei si fida di me. E’ stata una prova difficile, perché quando hai le aspettative di una persona non puoi deluderla, per cui questo libro prima che a Mondadori l’ho fatto leggere a Ornella. Sono andato apposta a Londra: avevo preso tre giorni di tempo, ma lei già dopo mezza giornata lo aveva finito. Le reazioni sono state immediate.
G.: E quindi, visto che nel libro ci sono tanti riferimenti alla realtà, come è stato per te, da un punto di vista artistico e letterario, confrontarti con questa storia in cui hai dovuto necessariamente travisare alcune cose?
L.B.: Beh, è stato bello, perché avevo a disposizione la protagonista reale che non hai quando scrivi un romanzo dove i personaggi sono inventati: potevo chiamare la “vera” Ornella e chiederle “Cosa facciamo?” e lei mi rispondeva come se fosse stata il personaggio. Non so più dire che cosa sia vero e che cosa non lo sia, perché anche quello che non è vero è stato deciso da una persona vera, che io consultavo: “Dove vai a bere a Camden con la Patti?”; lei mi rispondeva “Nel pub di Amy Winehouse” e io andavo al pub di Amy Winehouse, raccontando cose che magari erano avvenute in un altro spazio, in un’ altra città e in un altro tempo … E’ stato molto bello, perché è come se non avessi mai agito da solo: infatti lo chiamiamo il “nostro” libro anche se è firmato solo da me, e questa è una cosa che mi piace molto.
G.: Hai ragione, è davvero bellissima. Torniamo alla Patti con la “i” finale”, l’amica perfetta di Ornella: anche lei esiste davvero?
L.B.: Certo: si chiama Patti Reed ed è una donna strepitosa, di cui all’inizio sono stato geloso. Chi conosce Ornella se ne innamora un po’ e diventa geloso delle sue amicizie, per cui non sempre le persone che le sono amiche sono amiche di altre che la conoscono. Quando conosci Ornella, prima la vuoi presentare a tutti, poi te ne penti perché lei diventa amica anche di altri, e tu non vuoi più!
G.: Bella questa cosa della gelosia tra amici, è un sentimento che di solito viene un po’ nascosto, no?
L.B.: Sì, perché non pensi neanche di esserne geloso: invece si è gelosi anche degli amici.
G.: Ornella, non lo abbiamo ancora detto, di cognome si chiama Tarantola ed è bene ricordarlo, perché è la titolare di una piccola e preziosissima libreria di Londra che però, come nel libro, rischia la chiusura.
L.B.: Eh sì, perché nella realtà butteranno giù il palazzo e quindi non si sa che cosa accadrà: è la ragione per cui ho deciso di scrivere il libro. C’era l’urgenza di raccontare questa libreria che è un po’ una casa, un posto magico per chi conosce Londra, per gli Italiani che vivono là. L’idea che possa non esserci più mi ha proprio molto scosso e mi sono detto “E’ il momento buono per raccontare la vita di Ornella”, che già conoscevo: ma non avrei mai trovato il coraggio di scriverla se non ci fosse stato questo evento per me brutto, l’abbattimento di una libreria perché buttano giù il palazzo. Sembra una storia di altri tempi.
G.: Un altro personaggio che ci piace molto è quello di Diego: “commesso per caso”, verrebbe da dire.
L.B.: Sì, è vero: commesso per caso e barbiere napoletano. Anche lui è ispirato a una persona vera, che vive a Napoli e ha tutto ciò che io amo dei Napoletani: l’intelligenza, un po’ di sano egocentrismo e anche quella piccola malinconia, che loro chiamano “appucundrìa” e che, lui mi ha spiegato, è un sentimento più complesso della malinconia. Ed è bello. Diego chiama Ornella “guagliuncella”: gli ho voluto bene da subito, ho voluto fargli incontrare la Ornella del libro e spero che prima o poi si incontrino davvero anche dal vivo.
G.: Per questo servirà la tua mediazione…
L.B.: Sì, sì, ma con Ornella è facile: e poi, in tempi di facebook anche gli amici servono a poco.
G.: Oddio, speriamo di no: in questo libro ci sono belle storie di amici che diventano la famiglia che ci scegliamo… Ora, Luca, io mi butto approfittando del tuo sense of humor, perché leggendo il libro mi sono chiesta: “Se dovesse diventare un film – e non sarebbe male se succedesse, aggiungiamo – chi lo potrebbe interpretare?”
L.B.: Mah, Ornella si è già scelta lei la sua protagonista.
G.: Ah, davvero? E chi è?
L.B.: Julianne Moore. Giustamente, essendo Ornella una megalomane, ha pensato a lei. Capito? Vuole un premio Oscar! E io le ho detto: “… Sei proprio Ornella!”
G.: Fantastico! Io avevo pensato a Laura Morante: non so come tu la veda…
L.B.: Laura Morante? Sì, è una bravissima attrice: però non so se ha il cuore di Ornella…
G.: Ma quello è difficile, non ce ne sono tanti in giro…
L.B.: Infatti.
G.: Però Clara senza dubbio per me è Carla Signoris, no?
L.B.: Ah, ma tu hai pensato proprio a tutto il cast! Carla Signoris mi piace molto: l’ho anche conosciuta. È una bella persona.
G.: … Invece ho dei dubbi sulla Patti: pensavo a un misto fra Angela Finocchiaro e Margherita Buy, sempre per restare in Italia. Secondo te?
L.B.: Non so, non ci ho mai pensato… No, cambiamo nomi: facciamo debuttare degli sconosciuti.
G.: Perfetto: e chi mi suggerisci per Mr George?
L.B.: Eh, sarebbe bello Paolo Poli… E’ un grande personaggio, lui.
G.: Un mito! Sottoscrivo. E il vicino di casa misterioso e fascinoso a chi lo facciamo fare?
L.B.: Bernard? Potrebbe essere Hugh Grant: oramai avrebbe anche l’età giusta.
G.: Va bene, sistemato anche questo: ma torniamo seri e parliamo del credere o no al destino. Mi pare tu abbia già detto altre volte che ci credi, anche perché il tempo che passa ti dà questa certezza: le cose più belle capitano quasi per caso. Ma quanta fatica c’è nella capacità di capirlo e di riconoscere l’occasione giusta?
L.B.: Eh, c’è grande fatica, però basta non forzare le cose, cercare di fare bene quello che si fa, seminare bene, voler bene… Io credo che se ti comporti correttamente e ti permetti a volte di chiedere qualcosa – perché non sempre le persone chiedono e invece bisogna imparare a chiedere – qualcosa arriva… Poi, non lo so: io penso che, alla fine, se uno è bravo qualcosa di buono la vita gliela dà…Credo…
G.: Questo mi piace: “credo”, affermativo. L’ultima cosa che ti chiedo riguarda i tuoi incontri con il pubblico, che in questi anni sta crescendo sempre di più. Che cosa ti dicono i Lettori? Che ti suggeriscono a livello artistico (o personale)?
L.B.: Le persone hanno ancora voglia di sentire delle “storie”, hanno voglia di ascoltare, che è una cosa alla quale non siamo più molto abituati. E sono sole: a volte mi vengono a dire delle cose molto personali, le vengono a dire a me che non hanno mai visto. Però è bello, vuol dire che si fidano, che mi considerano una persona affidabile, sensibile: a me piace dispensare consigli, però mi rendo conto che li sto dando a persone che non conosco bene e questo fa riflettere… Siamo tutti iper connessi, e poi tutti soli…
G.: Siamo arrivati al momento dei saluti e dei ringraziamenti, con i quali mi pare tu vada fortissimo!
L.B.: Sì, mi piacciono tantissimo, anche perché i Lettori leggono i ringraziamenti in un libro e quindi bisogna dare loro questa soddisfazione e scrivere ringraziamenti molto corposi.
G.: Giusto. Allora anche noi ti ringraziamo per questo bel viaggio in qualcosa di …”pulito”, mi viene da dire, se questa semplificazione ti piace.
L.B.: Molto.