Invito a cena con…
Chi mi frequenta da anni lo sa: col tempo sono cambiata. Ora sono molto più tollerante: ho imparato, cioè, a “sopportare pazientemente le persone moleste”, opera di misericordia spirituale che consiglio a tutti di coltivare, nell’interesse proprio e della comunità. Certa gente va considerata per quello che è e per le conseguenze che comporterebbe affrontarla: se si fa questo piccolo ragionamento, la maggior parte delle volte si comprende che la cosa migliore è evitarla o, per lo meno, ignorarla (se è possibile: ma non sempre lo è).
Detto questo, rimane però il fatto che … “sono una donna, non sono una Fanta” e non riesco ad essere così saggia sempre e con chiunque.
Per esempio, non sopporto i mediocri convinti di essere bravissimi in qualcosa (musica, poesia, narrativa, collezionismo vario, modellismo, eccetera).
Il problema non sarebbe nemmeno questo perché, in fondo, il mondo è pieno di gente che ha una visione amplificata e distorta di sé: scribacchini che pensano di meritare il Nobel per la letteratura, autentici cani che si credono attori da Oscar, cantautori banalissimi, filosofi da bar (o social, se preferite un tocco di modernità), ignorantoni che sfoggiano castronerie convinti di saperla più lunga di chi ha studiato davvero, masanielli da bar che si credono illuminati statisti, per non parlare di chi, per esempio, pur standosene in poltrona, di calcio pensa di capirne sempre più dell’allenatore della Nazionale. Ora: fino a che queste passioni restano nell’ambito del personale piacere, che male c’è? Un sano hobby non si nega a nessuno.
I guai cominciano quando questi signori impongono ad altri la loro “specialità”: alzi la mano chi non si è trovato incastrato da un fotografo dilettante o dal viaggiatore incallito di ritorno dall’ennesima vacanza estrema, che gli hanno imposto una infinita serie di scatti a uno stesso soggetto (albe, tramonti e distese marine, in primis); e potrei andare avanti con sonate soporifere al pianoforte o al violino, letture di sedicenti poeti o esposizione di improbabili collezioni di tappi di bottiglia…
Ma se, grazie al cielo, è più difficile rimanere incastrati in una esibizione di dilettanti allo sbaraglio, è invece facilissimo venire catturati e sopraffatti da chi non solo si crede simpatico, ma è convinto che anche gli altri lo pensino e quindi stringe i malcapitati astanti in una morsa implacabile di battute e battutine.
Ho molti amici davvero spiritosi: le loro battute, anche sui social, mi fanno sempre ridere tanto e, anzi, spesso alleggeriscono momenti non facili. No: io qui parlo di un tipo umano particolare, che fra le mie amicizie ovviamente non compare, ovvero l’insipiens spiritosastrus.
Il suffisso dispregiativo la dice lunga sul mio pensiero: vediamo insieme.
Tanto per cominciare, lo spiritosastrus è maschio, di mezza età o anche oltre, discreta o buona condizione economica e sicuro di essere molto intelligente; spesso scade volutamente nella volgarità, perché è convinto che “solo le battute grasse scatenano la risata” e “chi non lo riconosce è un ipocrita” (con buona pace di Charlot e Stanlio e Ollio, che hanno rivoluzionato la comicità mondiale facendo ridere milioni di persone senza mai una parolaccia o un doppio senso, per dire). E’ sempre sposato e la moglie appartiene a una di queste due categorie estreme: quella della rassegnata e quella della complice.
Immaginateli, questi due tipi di donna: la prima è del tutto simile alla mitica Magda di Carlo Verdone, qui sopraffatta dall’ego debordante del marito che la usa come cavia per sperimentare il repertorio, riservandole il discutibile privilegio di essere la prima a godere delle sue battute e, sempre e comunque, quella che le sentirà all’infinito. Questa donna ha tutta la mia comprensione e vorrei convincerla a reagire, dicendo chiaro e tondo al suo homo insipiens che, una volta per tutte, le sue battute sono sciocche, volgari e noiose e che piuttosto che ascoltarle di nuovo è pronta a leggere tre volte tutti i volumi della “Recherche” di Proust. Ma lei, invece, se ne sta lì, silenziosa e comunque pronta a cedere il passo al suo brillantissimo entertainer domestico quando questo, sempre a gamba tesa e del tutto indifferente al fatto che gli altri stiano parlando fra loro, irrompe nella conversazione con una delle sue gag: e ride sguaiatamente. Eh sì, perché lo spiritosastrus si piace moltissimo – sempre e in ogni situazione – e si trova – sempre e in ogni situazione -irresistibile: non concepisce proprio che si possa desiderare qualcosa di meglio che ascoltarlo.
Ma se l’insipiens è sposato al secondo tipo di donna le cose per le vittime si complicano serissimamente, perché i due faranno coppia anche nelle performance, si terranno su l’uno con l’altra, si muoveranno con il migliore affiatamento tra spalla e mattatore, con lei che gli porge la battuta, fa le faccette mentre lui racconta per la milionesima volta la freddura del “nero tutto bagnato che entra in un bar e ordina un bianco secco”, e infine si trasforma in capo-claque, facendo partire la risata e, a volte, persino l’applauso. E più è ampia e nuova la platea, più il diabolico duo darà il meglio di sé: quindi auguratevi di non trovarvi con questi due, o succederà a voi quello che è capitato alla sottoscritta che, a cena con amici e amici degli amici, è stata sommersa da freddure tipo: “Come si chiama il ministro dei trasporti cinese? Fur-gon-cin!” o “Come stanno quattro elefanti in una 500? Due davanti e due dietro”, e poi cento battute imbarazzanti anche con i camerieri e persino la replica del repertorio di comici veri (Crozza va come il pane). Lo show è iniziato con l’aperitivo ed è culminato all’ammazzacaffè, con la complice (pardon: la moglie) a scompisciarsi dalle risate e tutti noi altri, verificato che era impossibile fermare la coppia, oramai disfatti e incapaci di reagire.
La serata, per fortuna, sia pure penosamente è arrivata al termine, senza una vera e propria conversazione, con i commensali “normali” via via più taciturni (ogni argomento diventa pretesto per qualche gag: lo spiritosastrus ha sempre una battuta per tutto e tutti, e pazienza se l’ha già detta tre volte solo nell’ultima ora) e sempre più fortemente interessati a guardare ognuno la decorazione del proprio piatto e del suo contenuto pur di evitare di incrociare lo sguardo di lei, attenta e pronta a porgere la battuta al marito, e quello di lui che, se si è convinto che non è stata sentita da tutti, ripete la barzelletta appena detta a beneficio dei poveretti che se l’erano perduta…
Ma, come si conviene a un attore consumato, la sua battuta migliore arriva alla fine.
“E’ stata una serata magnifica: siete simpatici! Dobbiamo rivederci presto!”. “Piuttosto faccio come Magda con Furio e scappo col camionista”, gli sibilo con un sorriso gelido: di solito non reagisco così, ma quando è troppo è troppo. Però lui non capisce, anzi ride, mi trova spiritosa e subito aggiunge, con aria deliziata e sognante: “Ah, già! Magda, … Furio! “Magda, tu mi adori? Sì…E allora lo vedi che la cosa è reciproca?”. E riparte con l’imitazione di Verdone.
E’ stato in quel momento che noi tutti ci siamo guardati e abbiamo tacitamente deciso che, se davvero capiterà di ritrovarseli davanti, il prossimo film della prossima volta con questi due non sarà “Bianco, rosso e Verdone”, ma “Invito a cena con delitto”. Li aspetteremo al varco e appena lui dirà: “Jamesignora Ben Signore?
Sissignore!”… indovinate chi saranno le vittime?
(Giancarla Paladini)