Il cantautore e scrittore Roberto Vecchioni con Il mercante di luce (Einaudi, 2014), il critico e linguista Gian Luigi Beccaria con L’italiano in 100 parole (Rizzoli, 2014), il poeta Aldo Nove per Addio mio Novecento (Einaudi, 2014) e l’attore Giancarlo Giannini con Sono ancora un bambino (ma nessuno può sgridarmi) (Longanesi, 2014) sono i vincitori della trentaduesima edizione del Premio Cesare Pavese (sezione opere edite) che sarà consegnato domenica prossima, 30 agosto, a Santo Stefano Belbo (Cn) presso la Casa Natale dello scrittore, dove ha sede il Cepam-Centro Pavesiano Museo Casa Natale.
Altri premi e altri vincitori saranno proclamati nelle ulteriori categorie in cui si articola il riconoscimento: fra di essi, rimarchevole quello conferito alla migliore tesi universitaria dell’anno sulla figura e l’opera di Cesare Pavese.
Infine segnalo che c’è tempo fino al prossimo 13 settembre per partecipare alla sezione Premio Scultura.
Potrete trovare tutte le informazioni dettagliate su www.centropavesiano-cepam.it
Di Cesare Pavese, vero gigante della cultura italiana e internazionale, parleremo diffusamente più avanti: nel frattempo ho invitato nel nostro salotto virtuale il Professor Luigi Gatti, Presidente del CE.PA.M. (Centro Pavesiano Museo casa natale) e del Premio Pavese.
Ecco l’intervista- il cui sonoro originale trovate in alto, nella sezione audio di questa pagina- al Professor Luigi Gatti.
Canzone consigliata: “Verrà la notte e avrà i tuoi occhi”, Roberto Vecchioni
Giancarla: Prima di presentarci l’edizione 2015 del Premio Letterario Cesare Pavese, potrebbe raccontarci la sua storia e anche come è strutturato (perché è articolato in moltissime sezioni)?
Luigi Gatti: Il premio è nato trentadue anni fa ed è diventato, nel tempo, uno dei Premi più importanti d’Italia, proprio perché partecipano scrittori veramente importanti: cito soltanto Claudio Magris e Umberto Eco per gli anni passati, ma anche quest’anno abbiamo nomi importanti, come Roberto Vecchioni, Gian Luigi Beccaria, Aldo Nove, Giancarlo Giannini. Si articola in varie sezioni, dalla poesia alla narrativa, alla saggistica e, accanto alle opere edite, ai libri, da sempre abbiamo voluto dare importanza anche alle opere inedite: partecipano soprattutto i giovani, anche qui con poesie, racconti, saggi su vari argomenti a scelta degli scrittori partecipanti. Poi, vorrei sottolineare un altro aspetto ancora: le tesi di laurea. Da sempre, ho voluto che venisse premiata una tesi di laurea su Pavese: certi anni ne arrivano dieci, quindici, venti, quest’anno un po’ di meno, ma comunque opere valide a tutti i livelli, curate dalle varie Università; quest’anno ha vinto un ragazzo dell’Università di Macerata (Mattia Pacetti: ndr) con la tesi “Cesare Pavese. Poetica e politica”.
G.: I nomi che lei ha citato sono molto importanti ma anche molto diversi tra loro: quindi, qual è il criterio che seguite nell’assegnazione del Premio?
L.G.: Lo dice chiaramente il bando: “Il Premio Pavese nasce per rendere omaggio a un Autore divenuto un classico della letteratura italiana e internazionale, pur mantenendo un forte legame con le sue radici piemontesi. Viene assegnato agli scrittori e agli intellettuali che meglio hanno saputo trasmettere il legame con il territorio, il valore dell’impegno civile o fornire punti di vista stimolanti su tematiche attuali”. E’ per questo che lo abbiamo allargato, siamo passati dai grandi scrittori che ho citato prima anche ad altri personaggi collegati con il cinema, con la musica, eccetera.
G.: C’è anche una sezione dedicata alle arti visive: addirittura, per quanto riguarda la scultura il bando è ancora aperto…
L.G.: Sì: Da tanti anni, accanto al Premio letterario, abbiamo il premio di scultura: lì c’è un tema ben determinato, che è “Luoghi, personaggi e miti pavesiani”. Dato che le opere vengono esposte qui, nella casa dove è nato Pavese, abbiamo trovato questo tema, che è generico e permette a tutti di partecipare, anche dalle altre regioni d’Italia: certi anni sono arrivate anche opere dall’estero.
G.: Insomma, un attività molto ricca, molto complessa: allora le chiedo di raccontarci chi voi siate, quali siano le attività e la stessa origine dell’Associazione.
L.G.: L’Associazione è sorta nel 1976: quindi, il prossimo anno avremo quarant’anni di vita. Vedevamo tantissima gente che arrivava (come arriva adesso) da tutte le parti d’Italia ma anche dall’estero, e allora ci è sembrato logico fare di più, per quanto riguarda Pavese. Siamo riusciti ad entrare nella casa di Pavese, che è ancora di un privato: i primi tempi pagavamo noi, come Associazione, anche l’affitto; poi è subentrato il Comune (di Santo Stefano Belbo: ndr). Organizziamo tutte queste attività: tra l’altro, abbiamo anche una rivista, che si chiama “Le colline di Pavese” (tanto per rimanere in tema!), su cui parliamo dello Scrittore, delle nostre attività e delle varie cose che succedono qui, sulle colline di Pavese, appunto.
G.: Quindi lei mi sta dicendo che, sia pure fra le note difficoltà, quando si “vuole fare” ci si riesce…
L.G.: Ha detto bene: “le note difficoltà”, perché i contributi sono sempre di meno sia da parte degli Enti pubblici, sia dai privati. Siamo tutti volontari: forse è questo il motivo per cui ci è permesso continuare questa attività; tante altre associazioni hanno chiuso, quelli che avevano delle riviste le hanno chiuse, perché sono costi non indifferenti; essendo tutti volontari, è chiaro che tutti i soldi che arrivano li concentriamo in queste due o tre cose. Tra l’altro, ogni anno pubblichiamo un volume di saggi internazionali sullo Scrittore, perché nell’ambito della nostra Associazione opera “l’Osservatorio Permanente sugli studi pavesiani nel mondo”, che comprende tantissimi professori di tutte le Università del mondo.
G.: Questo è molto interessante: con la speranza che possiamo in un futuro prossimo dedicarci, grazie alla sua presenza, a raccontare nuovamente un po’ di più di Pavese, vogliamo dire due parole su questo straordinario intellettuale? Qual è la “modernità” di Pavese? Perché, per esempio, i ragazzi ancora scrivono di lui e ancora si perdono nelle sue parole?
L.G.: I ragazzi scrivono di lui: io qui, nella casa di Pavese, ho una vetrina con tantissime traduzioni delle opere di Pavese in tutte le parti del mondo. Ogni tanto mi chiedo anch’io come un Giapponese, un Coreano, eccetera, possano interessarsi a Pavese, quali possano essere i motivi che, secondo me, sono questi: ha toccato dei temi che sono comuni a tutte le persone di questo mondo, ha saputo toccare le corde più intime di ogni persona e questo fa sì che sia diventato veramente uno scrittore moderno, oltre ad essere un “classico” della letteratura italiana del ‘900. Io vedo tanti giovani che vengono a visitare la casa e si interessano, le tesi di laurea che vengono ancora effettuate…Per esempio, in questi giorni ho telefonato a una ragazza che ha vinto il Premio per la saggistica inedita (Irene Mezzaluna: ndr): è scoppiata in lacrime, non smetteva più, e questo dimostra il suo grande amore, il suo attaccamento a questo grande scrittore, che io definisco “completo” perché era un grande narratore, un grande poeta, un grande saggista, un grande traduttore degli scrittori anglo-americani. Quindi, veramente un “grande”, un intellettuale a tutto tondo.