“Zelbio Cult 2015. Incontri d’Autore su quell’altro ramo del lago di Como”
E’ nel pieno del suo svolgimento l’ottava edizione di “Zelbio Cult 2015. Incontri d’Autore su quell’altro ramo del lago di Como”: fino al 30 agosto, scrittori, attori, giornalisti, musicisti e non solo, racconteranno la loro arte e si racconteranno nel corso di partecipate serate a tema, rigorosamente a ingresso libero, organizzate da Armando Besio, responsabile delle pagine milanesi della cultura de La Repubblica.
Esaustive ma troppo scarne queste poche parole, per presentare una kermesse che da ben otto anni porta nel paesino di Zelbio (duecento anime arroccate a ottocento metri di altitudine sul Lario) molti appassionati che si sobbarcano i sette chilometri di tornanti necessari per raggiungerlo, pur di applaudire i protagonisti che Armando Besio, che a Zelbio è un po’ di casa, ospita da luglio ad agosto.
Così, mi è sembrato giusto farci raccontare questo suggestivo Festival proprio da lui, giornalista di lungo corso con la passionaccia per le cose intelligenti e belle .
Ecco l’intervista ad Armando Besio, il cui sonoro originale trovate in alto, nella sezione audio di questa pagina.
GIANCARLA: Manifestazione storica, “Zelbio Cult”, perché siamo arrivati alla sua ottava edizione: allora sono didascalica e le chiedo di spiegarci la scelta della location
ARMANDO BESIO: La scelta della location è del tutto personale, nel senso che questo paesino, che si chiama Zelbio (che è a ottocento metri di altezza sul Lago di Como e ha duecento abitanti), è il paese di origine della famiglia di mia mamma; io ho lì una casa dove trascorro le mie vacanze, ho amici che conosco da quando eravamo bambini e l’idea del Festival è nata chiacchierando, una sera, con questo gruppo di amici.
G.: Questa chiacchierata si è trasformata in una manifestazione molto articolata, perchè noi arriviamo adesso, ma è partita da tempo: chi avete avuto come ospite e chi avrete nelle prossime settimane?
A.B.: Fino ad oggi abbiamo avuto Stefano Boeri, l’architetto, poi lo storico dell’arte Pietro Marani, che è stato il curatore della grande mostra di Leonardo a Milano e che ci ha parlato, appunto, di Leonardo; Ferruccio De Bortoli, fresco ex-direttore del Corriere della Sera, ci ha parlato del mondo dei giornali e dell’informazione. Sabato prossimo (8 agosto: ndr) avremo Alessandro Robecchi, che è uno degli autori televisivi di Maurizio Crozza, ma è anche diventato nell’ultimo paio di anni uno dei più popolari giallisti italiani e un autore Sellerio, che presenterà il suo ultimo libro “Dove sei stanotte”, un giallo “milanese” tra il mondo dell’Expo e del Salone del Mobile e, viceversa, la periferia multietnica (quindi un viaggio in questa doppia anima di Milano); a Ferragosto avremo Elda Lanza, che qualcuno ho definito “la Camilleri in gonnella”, una signora di novant’anni che è stata, fra l’altro, la prima annunciatrice della storia della RAI e che a ottant’anni, dieci anni, fa si era inventata giallista per Salani: scrive gialli molto simpatici e verrà a raccontarci la sua vita ed il suo ultimo libro (“La cliente sconosciuta”: ndr). Il 21 avremo Marco Bonitta, Commissario Tecnico della Nazionale Femminile Italiana di pallavolo, che ci parlerà di sport e in particolare di volley; il 22 Bebo Storti ci farà “Gioànn Brera e l’invenzione del centravanti”, uno spettacolo musicale sulla vita di Gianni Brera. Chiuderemo a fine mese con un concerto di musica classica per due violini dell’Ensemble Baroccolario. Tutto il programma si trova sul sito www.zelbiocult.it
G.: Un programma molto articolato, visto che voi parlate di “una manifestazione che riunisca giornalismo, teatro, letteratura, musica”: quindi si può fare cultura, si può essere (… non so se l’espressione le piaccia) “agitatori culturali” anche in questi tempi magri…!
A.B.: Sì. Per me è uno straordinario laboratorio, “Zelbio”, perchè è nato da una chiacchierata fra amici e alla base c’è anche l’esperienza, che sto facendo da quindici anni con Elisabetta Sgarbi, di collaborazione con “La Milanesiana”, il festival letterario – e non solo – che si svolge a Milano tra giugno e luglio: io collaboro intervistando alcuni dei protagonisti, e quindi ho vissuto “dal di dentro” da un lato la dimensione del festival letterario e, dall’altro, della contaminazione culturale, perché anche a Elisabetta piace molto mischiare i generi… Dopodichè, gli ospiti che arrivano sono quasi tutti amici e a me piace, appunto, la contaminazione fra le varie cose, alto-basso, generi diversi, perché corrisponde al mio temperamento e anche al lavoro che faccio: quindi cerco di portare persone che piacciono a me, e posso presumere piacciano anche al pubblico, con alcune cose decisamente più popolari ed altre che alzano un po’ l’asticella. Devo dire che il pubblico risponde alla grande e io sono felice di questo.
G.: Certo! …Però, la domanda un po’ maliziosa, anche se fatta senza malizia, devo farla: quanto conta per “attirare” il pubblico il “nome importante”?
A.B.: Il “nome importante” conta molto, su questo non c’è dubbio; poi conta la “tradizione”. Io vedo che veramente di anno in anno il pubblico aumenta e abbiamo sempre più gente che viene da fuori, cioè da Milano, Como o anche semplicemente dai paesi del lago: considerato che per arrivare a Zelbio ci sono sette chilometri di tornanti e quindi non è così facile, il fatto che la gente venga vuol dire che è certamente attratta dal “nome”, ma anche dal “nome” del Festival, cioè da un’offerta che nel corso degli anni ha dimostrato di essere sempre di qualità. Poi credo che ci sia una atmosfera particolare, che chi viene non dimentica, fatta molto di amicizia; il paesaggio è molto bello e contano tutte queste cose… E’ chiaro che il nome conta, ma io ho fatto anche serate difficili, con nomi meno importanti: magari, anzichè avere duecento persone, che è la media per ogni appuntamento, ne avevamo settanta-ottanta, ma per me erano serate magnifiche lo stesso.
G.: Possiamo definire il fruitore-tipo del Festival?
A.B.: Secondo me non c’è: noi abbiamo, più o meno, un terzo di persone del paese, abitanti e villeggianti, e tra i villeggianti c’è il piccolo impiegato e c’è il grande industriale, quindi c’è veramente una grande varietà, e poi abbiamo da metà a due terzi di persone che vengono da fuori e anche queste sono persone molto diverse: ti accorgi che c’è la persona più semplice e c’è quella più sofisticata, attratte dal luogo e dalla serata, molti arrivano un po’ prima e così magari si fermano a cena, altri vengono perché sono amici della persona che intervisto… Insomma, c’è veramente un po’ di tutto: secondo me, in comune c’è l’idea di passare una serata intelligente, ma non noiosa.
G.: La domanda, a questo punto, si può rigirare: i relatori con quale spirito vengono?
A.B.: Guardi, di solito nessuno sa che Zelbio esiste: sanno che esisto io, nel senso che in buona parte sono amici e comunque tutti, o quasi tutti, li conosco bene o abbastanza bene. Nel caso di quest’anno, Boeri e Marani sono amici, De Bortoli lo conoscevo: nel complesso sono incuriositi dal fatto che io faccia questa cosa e che la faccia in un paese apparentemente fuori dal mondo. Sono abbastanza stravolti, all’arrivo, dai tornanti: alcuni dicono “Sei matto a farci arrivare fin qua”, altri, tipo Joele Dix che è venuto da solo con la sua macchina, “Ma che bello, Armando! Capisco perché ti ritiri qua in cima”; poi ho scoperto che è un Capricorno come me, quindi di tendenze solitarie e montanare. Però poi sono tutti entusiasti: l’anno scorso abbiamo avuto Roberto Napoletano, direttore de “Il Sole 24h”, il quale è arrivato leggermente in ritardo ma, finita la serata, si è fermato a cena e se ne è andato alle due e mezza del mattino e la domenica successiva ci ha regalato una delle sue rubriche sul domenicale del 24h in prima pagina, un pezzo bellissimo su di noi e sul Festival di Zelbio che poi ha raccolto nel libro “Viaggi in Italia”, edito da Rizzoli. Questa è stata per noi la riprova che se riusciamo a conquistare anche una persona che ha tutti questi impegni e la testa da tutte le parti, e che poi decide di dedicarti un pezzo perché gli è piaciuta la serata, vuol dire che abbiamo…un’anima: questa è la cosa importante.
G.: Quindi c’è la passione, dietro tutto questo, una passione “folle” per la comunicazione…
A.B.: La cosa principale che mi piace del mio mestiere, che per tante altre cose non mi piace affatto, è la possibilità che ho continuamente di conoscere persone nuove: tra queste persone nuove, novantanove rimangono dei nomi e con una scatta qualcosa per cui diventi o amico, o scatta la curiosità. E’ chiaro che a una certa età è difficile fare nuove amicizie, perché ognuno ha le sue vite assestate, nel pubblico e nel privato: però ti accorgi che scatta una sintonia particolare e reciproca, e allora quello che io cerco di fare è portare persone che, per un motivo o per l’altro, mi sono piaciute e, conversando con loro, cercare di farle piacere anche al pubblico. Un caso per me straordinario è stata Arianna Scommegna, che è una strepitosa attrice milanese, alla quale ho fatto fare la “Cleopatràs” di Giovanni Testori, che è un testo difficilissimo, difficilissimo e altamente drammatico: l’ho proposto a Zelbio perché Testori aveva radici locali (aveva trascorso la sua infanzia a Sormano, un paese che confina con Zelbio); ho fatto un brevissimo discorso, spiegando il motivo della serata e poi lei è partita con questo monologo…La gente sono sicuro che non ci ha capito quasi niente, ma era assolutamente stregata e alla fine è scrosciato un applauso e qualche lacrima: per me, quella è stata una serata eccezionale.
G.: Mi sembra la conclusione perfetta. Io la ringrazio e … non è che sta già lavorando alla edizione “numero nove”?
A.B.: Guardi, io ho una cartellina che riempio continuamente, nel senso che mano a mano che vedo libri e persone prendo appunti: ammucchio suggestioni e poi, fra novembre e dicembre, comincio a fare le prime telefonate. Il problema è che la maggior parte delle persone sane di mente fra luglio e agosto è in vacanza, quindi magari io ho cento idee e alla fine ne rimangono attaccate dieci, perchè devi fare i conti anche con le disponibilità pratiche dei potenziali ospiti…! L’idea cui sto lavorando, ma non so se ci riuscirò, fra le novità è Susanna Tamaro, che ho conosciuto all’ultima Milanesiana e sto già lavorando con la sua agente per vedere se sarà possibile; poi due persone, che sono amiche e che mi hanno sempre promesso di venire, ma non ce l’hanno mai fatta e io li ho minacciati di rompergli le scatole ogni anno, sono Michele Serra e Giacomo (Poretti: ndr) del “Trio”… Non ci conto tanto, ma continuerò a chiederglielo: il resto…vediamo..!